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Ciao a tutti.

Oggi con le psicologhe Silvia Mauro e Chiara Addis del centro menti a contatto, parleremo dell’emergenza che stiamo vivendo in questo periodo a causa del covid-19.

Le psicologhe Silvia Mauro e Chiara Addis, si occupano principalmente di età evolutiva e adolescenti, ma avendo entrambe una preparazione in psicologia delle emergenze, hanno deciso di condividere qualche riflessione sul momento storico attuale.

Dott.ssa Mauro perché si parla di emergenza? Cosa significa?

Il termine emergenza può far riferimento a diverse situazioni in cui vi è uno scostamento dalla “normalità” con un danno considerevole a uomini o cose. 

In psicologia si parla di emergenza per riferirsi ad un evento inaspettato e di grande entità che si discosta in modo netto ed improvviso dalla “normalità” e che può coinvolgere un’intera comunità mettendola in una condizione di crisi.

Quali possono essere le emozioni associate ad un periodo di emergenza?

Dipende, possono essere diverse in base alla persona e al tipo di emergenza. 

Alcuni eventi catastrofici (pensiamo alle calamità naturali) possono rappresentare dei veri e propri traumi anche per la violenza con cui si presentano; vi sono, invece, emergenze meno violente come quella che stiamo vivendo in questo periodo, che hanno un impatto psicologico altrettanto forte, ma meno drastico, anche se per qualcuno può essere altrettanto traumatico.

Ci troviamo in una situazione nuova per tutti e quello che posso dare è una mia opinione rispetto alla situazione che stiamo affrontando.

Le emozioni provate, ovviamente, possono essere diverse in base alla persona, non tutti affrontiamo situazioni di forte stress allo stesso modo; tendenzialmente penso che tutti possiamo sperimentare ansia e preoccupazione rispetto a ciò che accadrà dopo, paura  di ammalarsi e di perdere le persone care rispetto al presente, tristezza perché siamo costretti a stare in casa, spesso soli o lontani dalle persone che amiamo, e angoscia per tutte le persone che hanno perso persone vicino a loro a causa del virus.

Forse la Dott.ssa Addis vuole aggiungere qualcosa rispetto alle emozioni che si possono sperimentare.

Dott.ssa Addis, secondo lei quali emozioni si sperimentano in questo periodo?

Le emozioni provate in questo periodo sono differenti: paura, rabbia, tristezza, angoscia che talvolta si alternano con emozioni positive. Con un’immagine si può pensare a delle montagne russe in cui ci sono dei momenti di “up e down”. È da sottolineare che non esistono delle “regole” o un “indice” sulle emozioni che si dovrebbero provare proprio perché siamo tutti differenti e in modo differente reagiamo a questa situazione di sicuro molto complicata.

In questa emergenza il cervello attiva due differenti sistemi di memoria collegati alle emozioni, uno più reattivo che mette in atto comportamenti di fuga o di difesa, l’altro è collegato invece al pensiero e di conseguenza le azioni vengono pianificate. Ogni esperienza è unica, mai uguale alle altre e ognuno la vive attraverso i propri sensi e con la propria storia.

È importante riuscire a comprendere ciò che si prova, tollerare le emozioni negative, soprattutto non sentirsi sbagliati se non si riesce in quel momento a “tirarsi su”, ma accettarsi come una persona che in quel momento è spaventata. Anche le persone che ci stanno vicino possono sentirsi come noi, per questo fare uno sforzo anche per comprendere “l’altro” ci aiuta a mantenere un sano equilibrio. 

Come è possibile gestire o far fronte a queste emozioni?

Riconoscerle ed accettarle è il primo passo, non è utile invece cercare di avere un controllo  su esse o tentare di risolverle, (concordo con quanto detto dalla dr.ssa Mauro). Nel nostro piccolo cerchiamo di fare qualcosa che ci faccia stare bene e che non aumenti le nostre preoccupazioni o la nostra ansia. Se le informazioni alla TV o sui social aumentano la nostra preoccupazione cerchiamo di evitarle e dedichiamoci all’informazione da fonti attendibili una o due volte al giorno. L’eccesso di allarmismo e angosce producono quella che viene chiamata “psicosi” cerchiamo di non incorrere all’opposto nel negazionismo che invece porta a sottovalutare la situazione.

Sforziamoci di osservare il lato positivo della giornata, cogliere ciò che abbiamo fatto che ci ha fatto stare meglio anche solo per un breve momento. Sforziamoci di pensare al positivo, facciamo prevalere le “belle” emozioni.

Ci sono dei modi per concentrarci meglio su aspetti positivi?

È vantaggioso, quanto più possibile, riuscire a mantenere uno stile di vita sano ad esempio organizzando la giornata senza aspettare che finisca seduti sul divano. 

In situazioni di crisi o di emergenza si cerca di tornare il prima possibile alla normalità, si ha bisogno di riprendere le proprie abitudini per non sentirsi “persi”. Purtroppo in questa situazione risulta sicuramente tutto più complesso ma è possibile riuscire a mantenere alcuni punti saldi come ad esempio mettere la sveglia la mattina e andare a dormire non troppo tardi la sera, cerchiamo di non andare incontro a quella situazione in cui viene confuso “il giorno con la notte”.

In che modo è possibile mantenere uno stile di vita sano che aiuta le nostre emozioni in questa situazione?

Curiamo la nostra persona in modo da prenderci cura anche della nostra autostima, non passiamo quindi tutto il giorno in pigiama o in tuta.

Cerchiamo di impostare dei piccoli obiettivi da raggiungere durante la giornata, ad esempio sistemare un mobile, preparare una torta, qualcosa che ci faccia sentire gratificati nell’aver raggiunto a fine giornata ciò che ci eravamo prefissati di fare.

Anche l’attività fisica ha dei benefici sull’umore, sulla concentrazione, aiuta a scaricare la tensione accumulata e sposta la nostra attenzione sul corpo e non sulle preoccupazioni della mente. In questo periodo è possibile accede facilmente a numerose lezioni online, alcune di queste sono molto semplici e alla portata di tutti, potrebbe essere un momento in cui coinvolgere anche i più piccoli. 

Scopriamo delle attività che ci fanno stare bene, pitturare, leggere un libro, guardare una serie TV che in un’altra situazione non sarebbe possibile perché solitamente ci manca il tempo a disposizione, manteniamo i contatti con parenti ed amici. Si utilizzano molto in questi giorni gli “aperitivi online” che permettono di sentirci più vicini ai nostri affetti, anche i bambini potrebbero esserne incuriositi. 

Avere degli orari stabiliti aiuta inoltre a mantenere un controllo sul passare del tempo e permette di organizzarci. Ad esempio preparo il pranzo per le 13; la lezione di pilates inizia alle 17; alle 19 chiamo mia sorella ecc. 

(Mantenere dei tempi precisi è sicuramente d’obbligo per tutte le persone che lavorano da casa, in molti non essendo abituati allo smart working faticheranno, sopratutto se in casa ci sono bambini. In queste situazioni avere una postazione di lavoro che un minimo si allontana dalla routine quotidiana, come ad esempio una stanza, facilita il distacco ambiente di casa- ambiente di lavoro. )

Anche il cibo ha la sua parte importante nello stile di vita sano, la noia spesso ci porta a mangiare più di ciò che realmente abbiamo bisogno e spesso cerchiamo di far fronte alle emozioni con il cibo. Gratifichiamoci sotto altri aspetti e non solo attraverso una fetta di torta o con del cioccolato. Concediamoci qualche soddisfazione al palato ma senza che diventi una costante.

Dott.ssa Mauro, si sente spesso parlare di resilienza, ma cos’è’?

La resilienza è la capacità che ognuno di noi ha di reagire di fronte a situazioni traumatiche che possono diventare occasioni per operare un cambiamento.

Superare in modo resiliente eventi traumatici, richiede l’attivazione di tutori di resilienza quali la presenza di un adeguato supporto sociale (amici, familiari) e la capacità di attribuire un significato a quanto accaduto; è importante infatti mantenere un senso di continuità pur andando a cercare un nuovo equilibrio. 

La narrazione di sé che includa in qualche modo l’evento traumatico (senza che esso diventi parte di un’identificazione stessa) permette il superamento del trauma, pur essendo accompagnato da una certa dose di sofferenza.

Vorrei sottolineare l’importanza del riconoscimento della sofferenza stessa, piuttosto che l’evitamento; riconoscere il proprio dolore e viverlo permette di vedere le cose in modo più chiaro e di poter trovare le risorse necessarie per far fronte al problema. 

Vi è mai capitato, di fronte a situazioni dolorose, di sentirvi meglio dopo aver pianto? Il senso comune parla di “pianto liberatorio”, vi siete chiesti perché? 

Trattenere o evitare il dolore non fa che aumentare (o spostare magari somatizzando) il dolore stesso.

Sul concetto di resilienza, secondo Lecomte (2002) attualmente non esiste ancora un consenso sulla sua definizione, in particolare se sia un tratto individuale o un processo che può quindi essere sviluppato o un risultato dato da determinate situazioni ambientali; quello che è certo è che essa si attiva solo in presenza di una situazione dolorosa e traumatica.

Personalmente a me piace molto la definizione che è stata data da Cyrulink e cioè “un processo che dalla nascita alla morte l’individuo intreccia continuamente con il suo ambiente”, questo è un processo che permette di dare senso al trauma e di riprendere uno sviluppo positivo in seguito ad esso. Questa definizione mi piace in quanto l’essere umano ha necessità di dare senso alle cose, di narrarsi durante tutto l’arco di vita e di riconoscersi anche nell’ambiente che lo circonda. 

Quindi di fronte alla situazione attuale del coronavirus come si inserisce la resilienza?

Per quanto mi riguarda, penso che trovare un senso e comprendere ciò che sta accadendo considerando tutto il sistema (addirittura in questo caso a livello globale), può essere un punto di partenza. 

Dobbiamo ancora capire quando tutto sarà finito quali risorse mettere in campo a livello individuale, ma sopratutto a livello sociale.

Attualmente possiamo pensare solo al presente. Quotidianamente possiamo cercare un senso nelle piccole cose (che poi non sono così piccole) come la questione del tempo.

Come ha spiegato prima molto bene la Dott.ssa Addis, è importante in questo periodo cercare nella quotidianità piccole cose che ci fanno stare bene, cercare di prendersi cura di sè e delle persone che vivono con noi, mantenere uno stile di vita sano ed attivo e cercare ,in generale, un senso di ciò che stiamo facendo e di ciò che stiamo vivendo.

Personalmente ho riscoperto un tempo che non conoscevo, senza produzione, un tempo in cui posso fermarmi per sentire il mio corpo, i miei bisogni e le mie emozioni (a volte anche dolorose, ma le sento); un tempo in cui posso leggere senza sentire il peso delle responsabilità sulle spalle, posso ascoltare della musica senza fare altro contemporaneamente, posso sentire i miei amici e famigliari a casa, seduta sul divano ascoltandoli in modo attivo e non in macchina con il viva-voce che va e viene in mezzo al traffico.

Quando usciremo dalle nostre case non so cosa accadrà, ma per parlare di resilienza, qualsiasi cosa succederà, sarà un pezzo in più nella nostra storia di vita.

Cosa consigliereste a chi in questo periodo sta affrontando più difficoltà?

Sicuramente le informazioni appena date hanno il fine di spiegare alcune situazioni e cercare di alleggerire la percezione negativa attraverso pochi consigli. Per chi si sente sopraffatto dalla condizione attuale, perché purtroppo lo stress che si accumula non è semplice da gestire, può sempre chiedere di potersi confrontare con dei professionisti preparati all’ascolto, alla comprensione e alla gestione di queste condizioni. Attualmente è possibile effettuare colloqui sia per telefono sia attraverso piattaforme online, è un modo per riuscire a parlare delle difficoltà che si incontrano e provare a trovare un’altra prospettiva.

Se volete avere maggiori informazioni potete contattarci: info@mentiacontatto.it

Silvia Mauro 3319958704 , silvia.mauro@mentiacontatto.it

Chiara Addis  3403106891 , chiara.addis@mentiacontatto.it